Stampa

DOTT. FRANCESCO PANU

Specialista in :
OTORINOLARINGOIATRIA

OTOLOGIA E NEUROTOLOGIA
CHIRURGIA ENDOSCOPICA
CHIRURGIA DEI DISTURBI RESPIRATORI DEL SONNO

Fissa un appuntamento
DOTT. FRANCESCO PANU

Specialista in :
OTORINOLARINGOIATRIA

OTOLOGIA E NEUROTOLOGIA
CHIRURGIA ENDOSCOPICA
CHIRURGIA DEI DISTURBI RESPIRATORI DEL SONNO

Fissa un appuntamento
Responsabile U.O. di Otorinolaringoiatria 
Policlinico “ Città di Quartu” (Kinetika Sardegna-Gruppo Korian)
Consulente c/o Gruppo Otologico di Piacenza
Già Direttore U.O. di ORL e Chirurgia Maxillo Facciale
Ospedale Brotzu di Cagliari
Responsabile U.O. di Otorinolaringoiatria 
Policlinico “ Città di Quartu” (Kinetica Sardegna-Gruppo Korian)
Consulente c/o Gruppo Otologico di Piacenza
Già Direttore U.O. di ORL e Chirurgia Maxillo Facciale
Ospedale Brotzu di Cagliari

Cagliari. Quelle notti tribolate - Apnee e russamento spie di un problema
Le ghiandole infiammate possono causare disturbi che rendono difficili le ore del sonno 

"Unione Sarda Mercoledi 03 Marzo 2021"

le tonsille sono organi linfoghiandolari situati a livello di bocca e faringe. Compito delle tonsille, in particolare, è quello di proteggere l'organismo dagli agenti patogeni. “le tonsille sono soggette a patologie infiammatorie, le tonsilliti”, spiega il dottor Francesco Panu, specialista in otorinolaringoiatria, già direttore di otorinolaringoiatria presso l'azienda ospedaliera Brotzu: “Parliamo di tonsilliti quando l'infiammazione colpisce le tonsille palatine e linguali e di adenoiditi quando la flogosi colpisce la tonsilla faringea. L'incremento volumetrico delle adenoidi, in età infantile, e delle tonsille, in età infantile e adulta, determinando una parziale ostruzione delle vie aeree, è anche causa di russamento di apnee notturne”.

Le apnee notturne 

“Il russamento è un rumore caratteristico generato dalla vibrazione dei tessuti molli delle prime vie aeree (palato molle, ugola, 

lingua e pareti della faringe). La genesi di tale fenomeno è da ricondursi alla turbolenza del flusso aereo determinata da manifestazioni ostruttive a carico delle prime vie respiratorie. La turbolenza dell'aria, associata all’ eccessivo rilassamento delle pareti muscolari, comporta la vibrazione di queste è la comparsa del russamento. Nei casi più gravi si assiste al collasso delle vie aeree con la comparsa delle apnee”. 

Problemi da non sottovalutare 

la sindrome dell'apnea ostruttiva nel sonno, nota anche come OSS (Obstructive Sleep Apnea Syndrome) è una condizione caratterizzata da pause nella respirazione durante il sonno, dovuta all' ostruzione parziale o totale delle prime vie aeree. Nel primo caso si determina ipopnea, cioè ridotto al passaggio del flusso dell’aria nelle vie aeree, mentre nel secondo caso il risultato è l'apnea, ovvero l'interruzione completa del flusso aereo, per un tempo superiore a 10,15 secondi. “Questo provoca”, 

 L’équipe del Brotzu La svolta arriva dall’incontro con Francesco Panu, dirigente medico di Otorinolaringoiatria all’ospedale Brotzu di Cagliari. I problemi all’udito all’età di 2 anni spingono la ragazza a usare protesi analogiche ed effettuare sedute di logopedia giornaliera con «risultati ottimi». Ma l’attività sportiva significa «sudore, umidità, movimenti improvvisi, colpi, temperature estreme. In acqua e nelle arti marziali toglievo le protesi». A 19 anni sente parlare di “impianto cocleare”, un orecchio “bionico” che stimola il nervo acustico e consente di riacquistare un udito molto simile al reale. Però con l’orecchio sinistro non ha grandi problemi, anche se guardando la tv sono necessari «i sottotitoli» e «se mia madre parlava alle mie spalle capivo 6-7 parole su dieci». Nel 2016 tuttavia peggiora l’orecchio destro. «Avevo difficoltà anche a parlare con una sola persona». 

Cagliari. Ventinove anni, ha riacquistato l’udito grazie a un impianto cocleare innestatole all’ospedale Brotzu

"Unione Sarda Domenica 14 luglio 2019"

Dal silenzio assoluto al rumore del mare: «Ed è solo l’inizio» Claudia Pizzicannella era sorda, ora fa l’estetista e insegna il windsurf.
l mondo con i suoi rumori è ricomparso sei mesi fa. Claudia Pizzicannella ha cominciato a «distinguere i versetti degli uccellini» ma anche, più banalmente, a comprendere «le parole» che arrivavano «da tv e radio». Andare al cinema è diventato un piacere, gli amici non «devono più ripetere due volte» le frasi e anche in un luogo affollato è possibile sentire «qualsiasi suono». O, «da un piano differente», la «notifica del messaggio». Si può chiacchierare «da una stanza all’altra» coni genitori e ascoltare «il ticchettio dell’orologio da muro». Una nuova vita. «Ed è so-lo l’inizio». Una storia a lieto fine Questa è la storia di una cagliaritana di 29 anni che ne aveva 2 quando la sua capacità uditiva è calata drasticamente prima di sparire quasi del tutto a causa di una “ipoacusia neurosensoriale 
bilaterale”, un grave danno ai nervi acustici. Una botta tremenda, per una bimba che ha appena cominciato a esplorare il mondo. Quella piccola creatura oggi anche grazie «all'aiuto e ai sacrifici dei miei genitori» è una donna «realizzata», autonoma, indipendente economicamente e dinamica che vive normalmente, fa l’estetista e si nutre di sport, il «mio compagno eterno» grazie al quale «i momenti di tristezza causati dalle difficoltà quotidiane si trasformavano in momenti di soddisfazione». Ha provato di tutto. Pallavolo, basket, tennis, ping pong, atletica leggera, calcio, calcio a 7, calcio a 5, judo, jujitsu, mountain bike con percorsi di «30-40 chilometri» e salite sino «a mille metri», trekking, tiro a segno, diving, nuoto, barca a vela. Soprattutto «il Windsurf, l’unico sport che pratico da quando avevo 11 anni: mai ho smesso e mai smetterò, ora che ho conosciuto i suoni così dolci dell’acqua».
 L’équipe del Brotzu La svolta arriva dall’incontro con Francesco Panu, dirigente medico di Otorinolaringoiatria all’ospedale Brotzu di Cagliari. I problemi all’udito all’età di 2 anni spingono la ragazza a usare protesi analogiche ed effettuare sedute di logopedia giornaliera con «risultati ottimi». Ma l’attività sportiva significa «sudore, umidità, movimenti improvvisi, colpi, temperature estreme. In acqua e nelle arti marziali toglievo le protesi». A 19 anni sente parlare di “impianto cocleare”, un orecchio “bionico” che stimola il nervo acustico e consente di riacquistare un udito molto simile al reale. Però con l’orecchio sinistro non ha grandi problemi, anche se guardando la tv sono necessari «i sottotitoli» e «se mia madre parlava alle mie spalle capivo 6-7 parole su dieci». Nel 2016 tuttavia peggiora l’orecchio destro. «Avevo difficoltà anche a parlare con una sola persona». 

Approfondisce l’argomento impianto, parla coi medici, cerca di capire. «L’idea di un dispositivo in testa non mi dava tranquillità. Non aveva agganci, era appoggiato. Non mi convinceva, soprattutto perla mia vita dinamica». Si confronta con chi ha già subito l’intervento, legge, guarda video. «Le esperienze positive mi hanno convinto: problemi assenti e pochi rischi». Pensa di andare a Piacenza, poi a Roma. Alla fine, va da Panu. «La sua équipe mi è piaciuta moltissimo. In Sardegna l’argomento è poco praticato e mancano tecnici, invece qui non hanno nulla da invidiare ai centri più noti». L’intervento e l’udito Il resto è venuto da sé. Il 12 novembre l’operazione all’orecchio destro: all’interno viene fissato un cavo che trasforma i rumori in impulsi e li invia al cervello, dove 
diventano frasi. «Il recupero è stato veloce, solo la prima settimana è stata un incubo: insonnia, tensione, nervosismo». A dicembre «l’attivazione». Claudia Pizzicannella sente «solo fischi, non una voce». Però «non esisteva più il silenzio». Sei mesi dopo «la vita è cambiata. Sento i rumori. Ho potuto conoscere il mondo dell’acqua», la sua vita: la «passione per il Windsurf» l’ha spinta a diventare «istruttrice» e fondare «un’associazione sportiva dilettantistica» a Solanas, Sinnai, dove «faccio lezioni in estate». Il mondo oggi è diverso: «La sordità non è un limite fisico. Anche la parola sordo muta non esiste più, la medicina moderna ha cambiato tante cose. Ormai non posso più fare a meno dell’impianto». Andrea Manunza

Il medico L’operazione con la quale è stato innestato l’impianto cocleare è durata «due ore e mezza», spiega Francesco Panu, dirigente medico di Otorinolaringoiatria all’ospedale Brotzu dove lavora da 9 anni dopo essere stato al Santissima Trinità e al San Giovanni di Dio. I primi interventi risalgono «a 20 anni fà», nel reparto cagliaritano ne vengono eseguiti «circa 10 all’anno». Numeri in aumento, perché si entra in sala anche per chi «non è sordo del tutto e ha problemi a un solo orecchio». Il paziente è controllato «a vita e periodicamente. I rigetti? Rarissimi. A noi mai capitati»

Eccezionale intervento al Brotzu: tumore all'ipofisi operato con endoscopio 3D

"Unione Sarda Mercoledì 23 Gennaio 2017"

Non solo fumo, alcol, scarsa igiene orale e traumi delle mucose. C'è anche il sesso tra le cause che possono scatenare un tumore del cavo orale. In questo caso, infatti, un'infezione da Hpv, il papilloma virus, che può colpire sia i genitali che la bocca, rappresenta uno dei fattori di rischio di una malattia che colpisce fino a 12 persone ogni 100.000 abitanti in Italia.

Il fatto assolutamente positivo è che "prevenire questi tumori è comunque possibile", afferma il dottor Francesco Panu, responsabile dell'unità operativa di Otorinolaringoiatria dell'ospedale Brotzu di Cagliari.

A questo scopo, per sensibilizzare sull'importanza di una diagnosi precoce, venerdì 22 settembre si svolge la terza giornata nazionale della prevenzione dei tumori del cavo orale organizzata dall'Aooi, l'associazione degli otorinolaringoiatri ospedalieri italiani.
Dalle 9 alle 12, negli ambulatori di Otorinolaringoiatria (al secondo piano degli ambulatori esterni) e Chirurgia Maxillo-Facciale (piano 0 del corpo centrale) del Brotzu gli specialisti effettueranno visite gratuite per individuare eventuali patologie del cavo orale.

"L'obiettivo è verificare che i pazienti non presentino lesioni precancerose, che non sono ancora cancro ma che, trascurate, potrebbero diventarlo", spiega il dottor Panu.
Il cavo orale comprende lingua, gengive, guance, pavimento (ovvero la parte inferiore) della bocca, palato e labbra. Tumefazioni ed escrescenze, lesioni e ferite che non si rimarginano spontaneamente possono essere la manifestazione di lesioni pre-tumorali o tumorali. Spesso basta una visita con un otorinolaringoiatra per individuare segnali sospetti e iniziare i dovuti accertamenti.
I trattamenti possibili 
L’OSAS, se moderata o grave, determina una riduzione del tasso di ossigeno nel sangue, può essere causa o concausa di patologie a carico dell’apparato cardiocircolatorio (ipertensione, aritmie, infarto) o del sistema nervoso centrale (Ischemie). “Il trattamento”, conclude dottor Panu,
 “è finalizzato all' eliminazione o alla riduzione delle cause che determinano l'ostruzione. Per ottenere questo risultato le linee guida internazionali segnalano 5 approcci terapeutici variamente combinati: terapia comportamentale, terapia posizionale, protesico-ortodontica, chirurgia e protesico-ventilatoria” 
sottolinea Panu, “una eccessiva sonnolenza diurna che si manifesta per esempio sul lavoro , mentre si legge ho si guarda la televisione o ancora mentre si guida e può provocare difficoltà nel concentrarsi e nel mantenere l'attenzione, possibili deficit di memoria, sudorazioni notturne, risvegli improvvisi con sensazione di soffocamento, nicturia (necessità di minzione notturna), cefalea e sensazione di bocca asciutta al risveglio. Le condizioni che possono causare e favorire l' insorgenza della sindrome delle apnee ostruttive nel sonno sono appunto alterazioni anatomo-funzionali delle prime vie aeree (come la deviazione del setto nasale, le tonsille e adenoidi ipertrofiche, lingua grossa , ugola grande, mandibola piccola), obesità, abuso di bevande alcoliche prima di andare a dormire, assunzione di sonniferi”.
I trattamenti possibili 
L’OSAS, se moderata o grave, determina una riduzione del tasso di ossigeno nel sangue, può essere causa o concausa di patologie a carico dell’apparato cardiocircolatorio (ipertensione, aritmie, infarto) o del sistema nervoso centrale (Ischemie). “Il 
sottolinea Panu, “una eccessiva sonnolenza diurna che si manifesta per esempio sul lavoro , mentre si legge ho si guarda la televisione o ancora mentre si guida e può provocare difficoltà nel concentrarsi e nel mantenere l'attenzione, possibili deficit di memoria, sudorazioni notturne, risvegli improvvisi con sensazione di soffocamento, nicturia (necessità di minzione notturna), cefalea e sensazione di bocca asciutta al risveglio. Le condizioni che possono causare e favorire l' insorgenza della sindrome delle apnee ostruttive nel sonno sono appunto alterazioni anatomo-funzionali delle prime vie aeree (come la deviazione del setto nasale, le tonsille e adenoidi 
ipertrofiche, lingua grossa , ugola grande, mandibola piccola), obesità, abuso di bevande alcoliche prima di andare a dormire, assunzione di sonniferi”.
I trattamenti possibili 
L’OSAS, se moderata o grave, determina una riduzione del tasso di ossigeno nel sangue, può essere causa o concausa di patologie a carico dell’apparato cardiocircolatorio (ipertensione, aritmie, infarto) o del sistema nervoso centrale (Ischemie). “Il trattamento”, conclude dottor Panu, “è finalizzato all' eliminazione o alla riduzione delle cause che determinano l'ostruzione. Per ottenere questo risultato le linee guida internazionali segnalano 5 approcci terapeutici variamente combinati: terapia comportamentale, terapia posizionale, protesico-ortodontica, chirurgia e protesico-ventilatoria” 
I centri dell’isola dove potersi rivolgere 
dal due al 4%: sono queste le percentuali sull’incidenza di patologie respiratorie come russamento e apnee notturne, in Italia, nella popolazione di età superiore ai 40 anni. “Per quel che riguarda la Sardegna”, spiega il dottor Francesco Panu, specialista in otorinolaringoiatria, dal 2010 al 2019 dirigente medico di otorinolaringoiatria presso l'azienda ospedaliera Brotzu, “non esistono degli specifici significativi, anche perché si parla di una branca di intervento medico relativamente giovane, ma è lecito pensare che non si discostino di molto dai dati nazionali”. Nella nostra isola sono diversi i centri in cui queste patologie possono essere curate in piena sicurezza con uno staff adeguato (che include, per gli interventi chirurgici, anche la presenza di anestesista). Si tratta di strutture pubbliche di otorinolaringoiatria quali la clinica otorinolaringoiatrica dell'Università di Cagliari presso la sede del Policlinico di Monserrato, la Struttura complessa di otorinolaringoiatria del Santissima Trinità di Cagliari, le strutture complesse di otorinolaringoiatria a Nuoro, Tempio e Alghero e la clinica otorinolaringoiatrica dell'Università di Sassari. 

Neurochirurgia. Eccezionale intervento al Brotzu. Cervello, operato un tumore con un nuovo endoscopio 3D
"Unione Sarda 21 Gennaio 2011"

La tecnica utilizzata ha permesso al chirurgo di ottenere la stessa percezione delle strutture anatomiche di quando opera con metodi tradizionali, ma attraverso un accesso di pochi millimetri.
Un endoscopio con visione 3D per operare una paziente affetta da tumore al cervello. È stato utilizzato ieri per la prima volta all’ospedale Brotzu. L’eccezionale intervento è stato condotto dall’équipe operatoria di Neurochirurgia diretta dal neo primario Luigino Tosatto, in collaborazione con l’otorino Franco Panu, che hanno usato per la prima volta strumentazioni sofisticate, presenti in pochi Centri nazionali e internazionali, che consentono divedere una immagine tri-dimensionale, quasi reale, dell’encefalo aumentandola precisione e l’affidabilità delle manovre chirurgiche.
LA PATOLOGIA La donna era affetta da un meningioma della base cranica anteriore con coinvolgimento dei 

nervi ottici e delle arterie carotidi interne, ed estensione nella cavità nasale. La tecnica utilizzata - in-forma una nota dell’azienda ospedaliera - ha permesso al chirurgo di ottenere la stessa percezione delle strutture anatomiche di quando opera con approcci chirurgici tradizionali, ma attraverso un accesso di pochi millimetri. La miniaturizzazione dell’accesso pur conservandola stessa sicurezza, riduce i tempi di ricovero, migliora il risultato estetico e garantisce una maggiore accuratezza. LASER A CO2 Un ulteriore prezioso ausilio all’intervento è stato dato dall’uso di un innovativo laser a CO2. Il sistema, unico nel suo genere, permette l’uso del laser con tecniche innovative mediante l’utilizzo di fibre flessibili, grazie ad una tecnologia di avanguardia e prestigio. Tali fibre conducono la luce laser CO2 direttamente nel sito anatomico interessato permettendo così 
l’esecuzione di specifici atti chirurgici, quali la rimozione o vaporizzazione di tumori, neurinomi, meningiomi e simili, estremamente complessi e spesso pericolosi per le nobili strutture circostanti (strutture nervose complesse e strutture vascolari, etc.) con procedure particolarmente precise e gentili. DANNI COLLATERALI. In particolare il minimo danno termico collaterale per-messo dallo strumento consente di agire sul tessuto da rimuovere senza compromettere la funzionalità e la biologia delle strutture circostanti, con-sentendo una azione chirurgica ridotta nei tempi rispetto alle consuete tecniche tradizionali, garantendo inoltre un ridotto rischio di patologie recidive e un decorso post-opera-torio più efficace e veloce. L’utilizzo di questa tecnica consentirà di ridurre l’emigrazione sanitaria, un’importante voce di spesa per le casse della sanità.

Organo ufficiale dei medici chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Cagliari
"Articolo da Bollettino n. 6 del 2008 "

Sordità, serve lo screening preventivo
“Il test sulle otoemissioni permette di stabilire quali neonati potrebbero dover fronteggiare problematiche del sistema uditivo. Una diagnosi precoce alla nascita consente di intervenire con un trattamento adeguato” dice lo specialista Franco Panu.
Diagnosi e trattamento precoce per contrastare la sordità infantile. È questo il messaggio lanciato dagli specialisti dell’ateneo di Cagliari. “In Sardegna è necessario creare servizi clinici adeguati e mirati alla prima infanzia per diagnosticare, prevenire e riabilitare le patologie dell’udito”. Franco Panu, otorino e chirurgo al San Giovanni di Dio, taglia corto: “Con i colleghi delle altre specialità mediche connesse, come il professore Fanos, auspichiamo una presa di coscienza e un intervento rapido delle forze politiche e amministrative regionali. Lo screening uditivo è indispensabile”. Un passaggio obbligato per una sanità ad alto valore aggiunto. E soprattutto, a misura di paziente. 
Gli esami possono essere realizzati con un piccolo palmare, che con delle otoemissioni acustiche riesce a individuare subito i possibili problemi all’udito. Un computer da 8 mila euro, per analisi che a Ferrara, Treviso e Padova fanno automaticamente. Ad ogni nascita. Così si può prescrivere una protesi (esterna) per permettere ai bambini di sentire e quindi cominciare, con l'aiuto dei logopedisti e dei medici, a parlare. “Se l'amplificatore non basta allora bisogna impiantare una coclea artificiale”. Quello che le riviste da un tanto al chilo definiscono orecchio bionico e che serve per ricostruire la funzione simile a quella che ha la retina dell’occhio: trasformare in impulsi elettrici i suoni che arrivano nelle orecchie. Certo, le voci arrivano un po' distorte e con un rimbombo metallico. Ma almeno si sente. “Operiamo solo quando serve. Si tratta di bambini e la soluzione invasiva”, precisa Panu. Che quest'anno, nella clinica Otorino diretta da Ernesto Proto, ha 
impiantato 15 protesi. Costo: 19.000 €, pagati dalla Regione. Lo screening neonatale, che in alcuni paesi è obbligatorio, in Italia viene eseguito in diverse città. “Far partire un progetto del genere in Sardegna è possibile eviterebbe a tanti bambini la condanna sordomutismo”. E’ di questo si parlerà il 27 giugno durante un workshop ospitato dalla facoltà di Ingegneria, dove interverranno specialisti provenienti da tutta la penisola. 

Screening neonatale: necessario per imparare a parlare. Prime analisi dentro la culla. Così si può curare la sordità.
"Unione Sarda 15 gennaio 2008 "

Se ne parlerà in un convegno di specialisti il prossimo 27 giugno. Basta una semplice analisi nei primi mesi di vita per scoprire la sordità. O individuare anche solo un sospetto. Giura (e insieme a lui c'è un plotone di specialisti e luminari) che i primi mesi di vita sono fondamentali per poter condurre una vita normale: “se un bambino non può sentire, non impara necessità neanche a parlare”. E allora arriva una condanna sotto forma di handicap: sordo-muto. Ecco perché Franco Panu, dirigente bel dipartimento di Audiologia del San Giovanni di Dio, ha un sogno: “fare uno screening su tutti i neonati, per diagnosticare subito qualsiasi problema”. Perché se si parla di sordità (anche solo sospetta), l'importante è arrivare presto. “La massima plasticità cerebrale si ha fino ai tre anni. Dopo è tardi”. I numeri non sono da poco: un bambino ogni mille nasce sordo. E la percentuale aumenta vertiginosamente (fino al due per cento) in occasione delle gravidanze difficili. 
“Per alcune patologie dell’infanzia con incidenza per fortuna meno marcate, ad esempio fenicheltonuria e gozzo endemico, lo screening è obbligatorio. I problemi della sordità, 
specie per neonati in terapia intensiva, raggiungono picchi tra l’uno e il due per cento contro l’uno per mille della popolazione normale, ma non è previsto un controllo sistematico preventivo”. Una storia che si accompagna a strategie sanitarie da aggiornare e ordinarie distrazioni. Eppure, per invertire la rotta non occorrono salti mortali: “Sarebbe sufficiente che ogni centro nascite dell’isola venisse dotato di un apparecchio palmare per effettuare il test delle otoemissioni acustiche. Si tratta – spiega il dottor Panu – di uno screening che dura pochi secondi, automatico, semplice, effettuabile da un infermiere e poco costoso”. Per stare in tema di spesa, il palmare ha un prezzo di circa settemila euro. Un esborso di certo non traumatico per le casse della sanità isolana se si 
pensa che potrebbe togliere eventuali dubbi di sordità ai circa tredicimila nati annualmente in Sardegna. “Lo screening, con il test sulle otoemissioni, permette di stabilire quali neonati potrebbero dover fronteggiare problematiche del sistema uditivo. Una diagnosi precoce di sordità alla nascita – aggiunge Franco Panu – consente di intervenire 
con un trattamento altrettanto rapido”. Un meccanismo che conferma quanto sia vitale, anche in termini di risorse economiche, la prevenzione. “La diagnosi consente di stilare la strategia terapeutica. Un primo passo è quello della protesizzazione acustica. Il periodo di utilizzo della protesi da parte del bimbo si associa alla riabilitazione. Diciamo che si tratta di circa sei, dodici mesi in cui l’audiologo osserva se il bambino impara e trae benefici dall’uso della protesi e dall’iter riabilitativo”. In sostanza, una fase di osservazione e studio. Monitorata con rigore dagli specialisti. “Se al termine di questo primo periodo i risultati sono positivi si va avanti con la riabilitazione e la protesizzazione. Un passaggio piuttosto delicato, dato che nei primi tre anni di vita si costruisce l’apprendimento dei linguaggi, del sentire e, conseguentemente, del parlare”. E se le cose non dovessero andare per il meglio? Franco Panu ha un messaggio più rassicurante per i genitori dei piccoli pazienti: “Siamo in grado di installare impianti cocleari di tecnologia avanzata. Il turismo sanitario nel nostro comparto non ha ragioni per esistere

Convegno. Esperti da tutta Italia a confronto anche stamattina al T-hotel
Un bambino su mille nasce con problemi d’udito
"Unione Sarda 23 giugno 2007 "

“Ogni anno in Sardegna un bambino su mille nasce con un deficit uditivo più o meno grave: una percentuale destinata a raddoppiare drammaticamente in età scolare (fino ai 12 anni)”. Ad affermarlo è Francesco Panu, dirigente medico della Clinica Otorinolaringoiatrica dell’ospedale San Giovanni di Dio, nonché responsabile scientifico del convegno “Sordità: percorsi diagnostici e terapeutici” che si è aperto ieri mattina al T-Hotel. “Lo strumento più efficace di prevenzione della sordità è sicuramente lo screening neonatale”, spiega Panu. Si tratta di un test rapido e indolore che viene eseguito dai neonatologi dopo le prime 24 ore di vita del bambino. “La metodica utilizzata è quella delle otoemissioni acustiche che consentono di individuare i potenziali malati”, chiarisce il professor Ernesto Biagio Proto direttore della stessa Clinica nonché presidente del meeting. “Una volta che si ha un primo sospetto di sordità l’esame deve essere ripetuto, dopodiché si 
disturbi dell’udito – premette Panu – 500 sono affetti da sordità medio grave e 200 da sordità profonda. Il problema è che se un bambino non sente bene nei primi tre anni di vita faticherà ad apprendere il linguaggio». Per evitare che ciò accada è fondamentale una diagnosi precoce. «Il bambino che non sente bene non risponde agli stimoli sonori più semplici, ad esempio non si gira quando viene chiamato dalla mamma». Se i genitori hanno un sospetto devono portare il piccolo da uno specialista. «Lo strumento di prevenzione più importante è sicuramente lo screening neonatale (semplice test, della durata di 3minuti, da effettuarsi dopo le prime 24 ore di vita) tramite il quale vengono individuati i potenziali malati». Dopodichè si passa agli esami clinici e infine si arriva all’eventuale diagnosi. «A seconda del grado di sordità, può essere applicata una protesi acustica esterna, ma nei casi più gravi è necessario intervenire 
chirurgicamente per installare un impianto cocleare, o come si dice in gergo un orecchio bionico». Solo nell’ultimo mese l’equipe di Panu ne ha installati 5, tutti in pazienti adulti, e sempre con ottimi risultati. Ecco il racconto di uno di loro. A 13 anni ho perso l’udito all’orecchio destro in seguito ad un incidente e dopo 10 anni sono diventato sordo anche dall’altra parte – racconta il 32enne Renzo Pau – Non sentivo niente. Mi è stato installato un impianto cocleare e il mio incubo è finito. Dopo tanti anni, ho potuto sentire la voce di mio figlio». Paolo Loche

Medicina. Convegno Diagnosi precoce per prevenire la sordità infantile
"Unione Sarda 29 aprile 2007 "

Ogni anno in Italia da 1 a 3 bambini su mille nascono con un deficit uditivo più o meno grave, e tale percentuale aumenta fino a toccare quota 2-4 percento nei neonati sottoposti a terapia intensiva subito dopo il parto. In molti casi i difetti sono ereditari, in altri possono essere causati da malattie come rosolia e morbillo. Cosa si può fare per prevenire la sordità infantile? Come riconoscerla? E in che modo si può intervenire? A tali domande si è cercato di dare risposta ieri sera, nel corso del convegno “Udito e ortofonia: mai più bambini sordi” organizzato dell’Associazione internazionale dei Lions nella sede dell’Ordine dei medici. Tra i tanti presenti, Enrico Valdes, coordinatore dei Lions, Raimondo Ibba, presidente dell’Ordine dei medici di Cagliari e numerosi specialisti tra cui Franco Panu, dirigente della Struttura semplice di Audiologia della Clinica di otorinolaringoiatria del San Giovanni di Dio. «In Italia nascono ogni anno 700 bambini affetti da 
passa ai test clinici e all’eventuale diagnosi”. Intervenire tempestivamente è fondamentale per evitare che la sordità possa compromettere l’apprendimento del linguaggio da parte del bambino. Per questo motivo i pediatri di famiglia effettuano per legge, sui bambini dal sesto mese a un anno, il “Boel test” (brevettato dalla Amplifon) che serve ad individuare i casi di sordità precoce. “A seconda del grado di sordità”, spiegano Proto e Panu, “può essere applicata al paziente una protesi acustica esterna; nei casi più gravi (deficit superiore ai 90 decibel) è necessario intervenire chirurgicamente per installare un impianto cocleare o orecchio bionico. Si ricorre all’impianto solo dopo un anno di vita. Nei primi mesi è infatti preferibile tentare sempre la via della protesizzazione”. Al San Giovanni di Dio, solo nell’ultimo mese e mezzo sono stati installati con successo sette impianti cocleari su altrettanti pazienti adulti. Il meeting del T-Hotel, organizzato dall’Università di 
Cagliari, è finalizzato a formare gli operatori sanitari sulle più recenti strategie diagnostiche e terapeutiche riguardanti la sordità nel bambino e nell’adulto. Nel lungo elenco dei relatori figurano alcuni tra i massimi esperti nazionali di audiologia, come Edoardo Arsian (Padova), Elisabetta Genovese (Bologna), Mario Sanna (Chieti), Salvatore Bacciu (Parma) e il titolare della cattedra di Audiologia della Facoltà di Medicina di Cagliari Enzo D’Auria. Tra i relatori anche il neonatologo cagliaritano Vassilios Fanos e la psicologa Ersilia Bosco.

Cavo orale: c'è anche il sesso tra le possibili cause di tumore

"Unione Sarda Mercoledì 20 Settembre 2017"

Per interventi del genere prima bisognava aprire il cranio. Con un rischio elevato di toccare nervi e arterie. Ora non è più così. Nelle scorse settimane nella sala operatoria della Neurochirurgia dell'ospedale Brotzu di Cagliari , è stato eseguito un intervento con l'utilizzo dell'Endoscopio 3D di ultima generazione che ha permesso di asportare con successo un voluminoso tumore.

La tecnica 3D permette infatti una valutazione continua della profondità di campo ed il tumore può essere rimosso visualizzando in maniera ottimale sia i nervi che le arterie da preservare.
Grazie all'evoluzione tecnologica esistono endoscopi con visione tridimensionale che sono ora in grado di superare il limite della base del cranio e permettono di asportare tumori intracranici come craniofaringiomi e meningiomi sempre attraverso le narici, evitando quindi una chirurgia intracranica più demolitiva.

Uno è al Brotzu. “La Neurochirurgia del Brotzu” - afferma il direttore Carlo Conti – “è stato il terzo Centro in Italia ad utilizzare questo nuovissimo endoscopio e questo testimonia come in questi anni la collaborazione multidisciplinare tra Neurochirurghi e Otorinolaringoiatri abbia fatto sì che l'AOB sia riconosciuta a livello nazionale come uno dei Centri di riferimento per la Neurochirurgia Endoscopica”.


L'impegno multidisciplinare coinvolge in particolar modo Francesco Panu,

direttore dell'Otorinolaringoiatria, e Nicola Desogus, Neurochirurgo, che hanno creato nell'area Sud Sardegna il "Pituitary Team", che in collaborazione con gli Endocrinologi dell'Assl e dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari, è in grado di dare risposta diagnostico-terapeutica a tutti i pazienti sardi con malattie dell'ipofisi e tumori del basicranio anteriore.
Share by: